Stamattina, era l’ennesima mattina in cui era troppo presto per svegliarsi, mettere a fuoco le cose, prendere decisioni. Così ho aperto, quasi per caso, una pagina di un libro che raccoglie alcuni articoli di Gianni Mura. È spuntato fuori un pezzo di trent’anni fa, sul Tour, le salite del Tour, corridori che gridano «assassino» all’organizzatore, ciclisti che si aggiustano la forcella da soli dal fabbro in fondo alla discesa; scorreva via così liscio, nella sua vivida prosa. E aveva questa chiusa così ferale, spiazzante, ma senza fare nessun tipo di rumore. Più che sorprenderti, la chiusa ti lasciava davvero lì, in mezzo alla strada, da solo: non durante un temporale, però, ma l’istante dopo in cui era finito. È stato l’unico momento della giornata in cui non ho avuto sonno.
